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altro [#ltro] agg. e pron. — elis. solo come agg. davanti al suo sost.: com. in l’altr’anno, quest’altr’anno, e anche un altr’anno «il prossimo; uno dei prossimi» (ma un altro anno «uno diverso; ancóra uno»); fam. o lett. davanti ad altre parole (sempre accentate sulla vocale, o dittongo, iniziale): Quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono [kUand $ra im p#rte altr U0n da kkU%l k i S1no] (Petrarca); con altr’arti e leggi [kon altr #rti e ll%JJi] (Parini); per quell’altr’arco [per kU%ll altr #rko] (Manzoni); qualche altr’opera di minor conto [kU#lke altr 0pera di minor k1nto] (id.); Ma un’altr’acqua al mio sogno è più divina [ma un altr #kkUa al mio S1n’n’o H ppL2 ddiv&na] (D’Annunzio); si sarebbe presto rifatta un’altr’anima, un altro modo di pensare e di sentire [Si Sar$bbe pr$Sto rif#tta un altr #nima, un #ltro m0do di penS#re e ddi Sent&re] (Pirandello); non ha mai guardato altr’uomo che suo marito [non a mm#i gUard#to altr U0mo ke SSuo mar&to] (Deledda) — cfr. altrettale; altrettanto; altro che; altro ieri; doman l’altro; ier l’altro; uno