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come [k1me+] avv. e cong. — es.: come voi [k1me vv1i]; come sempre [k1me SS$mpre]; come fu [k1me ff2]; come vuoi [k1me vvU0i]; come mai? [k1me mm#i?] — senza radd. sint. se sostantivato: c’è riuscito, ma il come rimane un mistero [© $ rriušš&to, ma il k1me rim#ne um miSt$ro]; o se, per qualsiasi motivo, non appoggiato alla parola seguente: ha detto «bravo»? come «bravo»? [a dd%tto «br#vo»? k1me «br#vo»?] (quasi che ci fossero due punti); farà tutto, quando e come vorrà e potrà [fara tt2tto, kU#ndo e kk1me vorr# e ppotr#] (quasi che e come fosse tra due virgole) — negli usi senese e romano largam. intesi, con radd. sint. nelle sole comparaz.: come voi, come sempre (continuaz. del lat. quomodo et «come anche»); altrimenti no: come fu, come vuoi, come mai? (continuaz. del lat. quomodo senza et); con radd. sint. senza questa eccez. nell’uso fior. e della maggior parte di Toscana — elis. d’uso com. davanti a e‑ (tanto più davanti alla voce è): com’è bello!, «è davvero bello!» (anche come è bello!, forma meno com. con lo stesso valore anche nello scritto, ma la sola possibile con un come enfatico); com’è noto (meno com. come è noto), «come tutti sanno» (ben diverso da come noto, «in quanto cosa nota»: si può sottintendere come noto a tutti); com’è finita?; com’è vero Dio; com’è come non è; Firenze com’era; d’uso pop. o lett. davanti ad altre voc.: sovra li altri com’aquila vola [S1vra li #ltri kom #kUila v1la] (Dante); guata com’io farò [gU#ta k1m io far0] (Boccaccio); e domani com’andrà? [e ddom#ni k1m andr#?] (Manzoni); la farina Gialla com’oro [la far&na J#lla kom 0ro] (Pascoli); ah care mie, m’ha fatto la testa com’un pallone! [# kare m&e, m a ff#tto la t$Sta k1m um pall1ne!] (Pirandello) — dell’uso ant. la forma com davanti a m- o p- (seguìta o no da apostrofo nelle edizioni moderne; scritta con in con ciò sia che e in con ciò sia cosa che, non senza sopravvivenze nascoste in locuzioni anche moderne, per es. con più «quanto più»): O navicella mia, com’ mal se’ carca! [o navi©$lla m&a, kom m#l SH k#rka!] (Dante); Ché più mi graverà, com’ più m’attempo [ke ppL2 mmi graver#, kom pL2 mm att$mpo] (id.); con più l’osservava, con più mirava al suo corpo vigoroso [kom pL2 ll oSServ#va, kom pL2 mmir#va al Suo k0rpo vigor1So] (Soffici) — pure dell’uso ant., non fior. ma d’altri dialetti tosc., un como [k1mo] (lat. quomodo senza et) di cui si serve Dante due volte per necessità di rima: e non sa como [e nn1n Sa kk1mo]; non sappiendo como [non SappL$ndo k1mo] — cfr. siccome