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dieci [dL$©i] num. — elis. (mai nella scrittura): dieci anni [dLH© #nni]; rara l’elis. davanti ad altre parole, e anche davanti a anni evitata di solito quando si voglia dare a dieci una più puntuale evidenza: saran passati dieci anni [Sar#m paSS#ti dLH© #nni]; proprio dieci anni o forse undici? [pr0prLo dL$©i #nni o ff1rSe 2ndi©i?]; stesso discorso per undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici anni — sim. il cogn. Dieci — ant. diece [dL$©e]: Gliene diè cento, e non sentì le diece [l’ene dL$ ©©$nto, e nnon Sent& lle dL$©e] (Dante); da un diece o dodici de’ suoi vicini [da un dL$©e o dd1di©i de SU0i vi©&ni] (Boccaccio): unica forma conosciuta dal fior. dugentesco, poi nel corso del ’300 sostituita un po’ per volta da dieci (prob. per attraz. dei numerali da undici a sedici, tutti terminanti in -ci fin dalle prime attestazioni), salvo sporadiche ricomparse nell’uso dei poeti: in diece o in venti giorni [in dL$©e o in v%nti J1rni] (Tasso) — cfr. diecina

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo