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foro [f1ro] s. m. («buco») — es. con acc. scr.: Pel tuo sufolo doppio a sette fóri [pel tuo S2folo d1ppLo a SS$tte f1ri] (D’Annunzio); sul mattone antico Ove, nei fóri, dormono i colombi [Sul matt1ne ant&ko 1ve, nei f1ri, d0rmono i kol1mbi] (A. Negri) — pl. i fori; nella lingua ant. anche le fora [le f1ra]: le fora Ond’uscì ’l sangue per Giuda venduto [le f1ra 1nd ušši l S#jgUe per J2da vend2to] (Dante) — tutta per l’-o- chiuso la Tosc., tanto nel sost. quanto nelle voci rizotoniche di forare; tutta per l’-o- aperto Roma; incerta o divisa la restante It. mediana — un -o-, questo, che non viene direttam. dall’-o- del lat. forare (dal quale, essendo breve, si sarebbe generato in it. un dittongo -uo-), ma è ricavato in it. da forare e dalle altre voci verbali accentate sulla desinenza (una situaz. in cui con altri verbi si sono avuti esiti disparati: cfr. dimorare; domare; folla) — di pari passo con foro le altre voci della famiglia: forare; perforare; sforare; straforare; straforo; traforare; traforo