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foro [f0ro] s. m. («piazza; mercato; tribunale») — es. con acc. scr.: fu dei primi nel fòro toscano [f2 ddei pr&mi nel f0ro toSk#no] (F. Martini) — spesso con F‑ maiusc., spec. se usato con valore antonomastico o come n. pr.: Questa del Fòro tuo solitudine [kU%Sta del f0ro t2o Solit2dine] (Carducci); il Fòro romano, il Fòro di Nerva [il f0ro rom#no, il f0ro di n$rva] (D’Annunzio); Porta del Foro, ad Arezzo — voce chiaram. di formaz. dòtta, con -o- aperto, dal lat. forum: così pronunziata senza discussione a Roma, dove non è distinta dal foro «buco», e così pronunziata pure a Fir. e in buona parte di Tosc., dov’è intralciata però da una freq. tendenza verso un’anomala lettura con la chiusa (e con la conseguente perdita, anche qui, della distinzione tra i due omografi)