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dove [d1ve+ o d1ve] avv. — es.: dove vai [d1ve vv#i o d1ve v#i] — radd. sint. nella maggior parte di Tosc.; ma nell’area senese in senso largo, soltanto per le comparaz. (es. dove vai? [d1ve v#i?] ma vado dove lui [v#do d1ve ll2i]) — estraneo alle altre regioni l’uso del raddoppiam. dopo dove; possibile nella stessa area fior. una sua apparente mancanza avanti alle 1e e 3e persone verbali per effetto dell’interposiz. d’un e’ dovuta a sintassi vernacola (es. dove vanno inteso come dov’e’ vanno [d1v e v#nno]) — elis.: dov’è, dov’era (e dov’ero, ecc.); d’uso fam. l’elis. davanti ad altre parole: non c’è più dov’arrivare! [non © H ppL2 ddov arriv#re!] (Pirandello); non si sa di dov’esca [non Si S# ddi dov $Ska] (Malaparte) — sempre senza radd. sint. se sostantivato: E questo cielo non ha altro dove Che la mente divina [e kkU%Sto ©$lo non a #ltro d1ve ke lla m%nte div&na] (Dante); io non sapea dove né quando [io non Sap%a d1ve ne kkU#ndo] (Petrarca); Senz’altro dove che la terra nostra [SHnZ #ltro d1ve ke lla t$rra n0Stra] (Gozzano); o se non appoggiato alla parola seguente: so che è fuori ma dove non so [S0 kke H ffU0ri ma dd1ve non S0]