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[di+] s. m. («giorno») — es.: il dì futuro Del dì presente più noioso e tetro [il d& ffut2ro del d& ppre@$nte pLu nnoL1So e tt$tro] (Leopardi); conciare per il dì delle feste [kon©#re per il d& ddelle f$Ste]; rimettere nel buon dì [rim%ttere nel bUqn d&] (giur. antiq. «rimettere in termini»); è da quel dì... [$ dda kkUel d&...] (fam. «è da tanto tempo...») — poet. die [d&e], già usato più che altro in fin di verso: quando sorge, e quando cade il die [kU#ndo S1rJe, e kkU#ndo k#de il d&e] (Manzoni) — err. di senz’acc. (e ugualm. err. lunedi, martedi, ecc., pure senz’accento) — cfr. diana; dieta; diotto

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo