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esempio [e@$mpLo] s. m.; pl. ‑pi — latinismo ant. esemplo [e@$mplo] o, più ant., essemplo [eSS$mplo]: come l’essemplo E l’essemplare non vanno d’un modo [k1me ll eSS$mplo e ll eSSempl#re non v#nno d um m0do] (Dante); io non mi volevo partire dagli esempli italiani e freschi [io nom mi vol%vo part&re dal’l’ e@$mpli italL#ni e ffr%Ski] (Machiavelli) — altre varianti dell’uso ant.: essempio [eSS$mpLo], essempro [eSS$mpro], assemplo [aSS$mplo], assempro [aSS$mpro], ecc. — regolare la pn. con -e- aperta, in parola di formaz. dòtta dal lat. exemplum (oltre tutto, con -e- di natura breve); e conservata in quasi tutta la Tosc., salvo Arezzo, la pn. aperta; ma domin. nelle altre regioni del Centro una pn. chiusa, dovuta all’attraz. d’altre parole che finiscono in -empio (compresa tra queste scempio, s. m., allòtropo pop. di esempio, conguagliato all’altro scempio, l’agg. che continua simplus)

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo