DOP

nuovo [nU0vo] agg. — pop. o lett. novo [n0vo]: Come colui che nove cose assaggia [k1me kkol2i ke nn0ve k0Se aSS#JJa] (Dante); Nova franchigia annunziano I cieli, e genti nove [n0va frajk&Ja ann2nZLano i ©$li, e JJ$nti n0ve] (Manzoni); Energie nove [enerJ&e n0ve], tit. della prima rivista (1918-20) di P. Gobetti — occasioni mod. per una preferenza della forma novo: di tono pop., in ricorrenze conviviali di vecchia tradiz. e senza cerimonie, es. ballotte e vin novo (scritto a volte vinnovo), nelle campagne tosc., o fettunta con olio novo; di tono invece lett., nella denominaz. di centri abitati che riprendono nomi di città preesistenti, es. Nova Siri (1872, già Bollita), Dolianova (1905, già due comuni), Taurianova (1928, già tre comuni), Grumento Nova (1932, già Saponara), Novafeltria (1941, già Mercatino Marecchia), Cerenova, oppure nella denominaz. di quartieri sorti dal nulla in tempi recenti all’estrema periferia di vecchie città, es. Firenze Nova, Pisanova (e anche di quartieri meno recenti, es. il Quartier Novo a Vicenza) — elis. ancóra possibile nella locuz. fino a nuov’ordine (ma più com., almeno nello scritto, fino a nuovo ordine); antiq. a ogni modo nuov’ordine in qualsiasi altro contesto: Nuovi pensier, nuov’ordine di cose [nU0vi penSL$r, nUqv 1rdine di k0Se] (Pignotti) — superl. novissimo (meglio che nuovissimo); e solo no- (non nuo‑) come latinismo col sign. di «ultimo» — avv. nuovamente (pop. o lett. novamente) — più spesso novo che nuovo nei top. composti con gf. unita: Cittanova, Giulianova, Palmanova, Taurianova; secondo i luoghi, Castelnovo (E.-R., Ven., Friuli) e Castelnuovo (in quasi tutte le regioni, più fittam. in Tosc.); Terranova (Lomb., Camp., Cal., ecc., oltre all’isola canadese) e Terranuova (solo in Tosc.); Villanova (in quasi tutte le regioni, più largam. nelle settentrionali) e Villanuova (per lo più in Lomb.) — sim. i cogn. Nuovo, Nova, Novi, Novo — cfr. nova; Ponte Nuovo