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qualunque [kUal2jkUe] agg. — inv. anche se concordato, nell’uso ant., con un pl.: nonostante qualunque promesse ti avessono fatte [nonoSt#nte kUal2jkUe prom%SSe ti av%SSono f#tte] (Machiavelli); cosa possibile nell’uso moderno solo se posposto con senso un po’ spreg. a un sost. pl., senza appoggio di verbi: una casa qualunque, la meno pretensiosa, la più anodina, la più qualunque delle case qualunque [una k#Sa kUal2jkUe, la m%no pretenSL1Sa, la pL2 an0dina, la pL2 kkUal2jkUe delle k#Se kUal2jkUe] (Trompeo); non donne di classe ma donnette qualunque — un raro es. lett. di un pl. diverso, rimodellato sulla composiz. della parola: superbia è arrogarsi le virtù, quali unque siano [Sup$rbLa $ arrog#rSi le virt2, kU#li 2jkUe S&ano] (Pascoli) — ant. qualunche [kUal2jke], forma pop. tosc., spec. del ’500: di qualunche maniera siano, et in qualunche luogo si truovino [di kUal2jke manL$ra S&ano, ed ij kUal2jke lU0go Si trU0vino] (Varchi) — sim., per dovunque, quantunque, le var. dovunche, quantunche

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo