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quello [kU%llo] agg. e pron. — come agg., sing. m. quello e quel, pl. m. quegli (antiq. quelli) e quei (lett. o tosc. que’): quello strillo, quell’urlo, quel grido; quegli strilli, quegli urli [kUel’l’ 2rli o kU%l’l’i 2rli], quei gridi: distribuz. analoga a quella degli art. lo e il (come quello e quel), gli e i (come quegli e quei) — freq. nel parlato, benché rara oggi nello scritto, la forma elisa que’ per quei, dovuta a desiderio d’eufonia, davanti a un altro monosillabo con dittongo simile (non eliso): contro que’ suoi confratelli [k1ntro kUe SU0i konfrat$lli] (Manzoni); tutti que’ miei biglietti di banca [t2tti kUe mL$i bil’l’%tti di b#jka] (Pirandello); più rara, e antiq., l’elis. in altri contesti: se potessi tirar dalla mia i miei frati di qui, que’ di Milano! [Se ppot%SSi tir#r dalla m&a i mLHi fr#ti di kU&, kU% di mil#no!] (Manzoni) — sempre come agg., elis. costante in quello e, davanti a voc. iniz. tonica, in quella, normale ma non costante in quella davanti a voc. iniz. atona, rara in quelle, normale in quegli (ma indicata nella scrittura solo davanti a i‑, e di rado): quell’altro, quell’operaio, quell’altra, quell’operaia (meno com. quella operaia), quelle altre (lett. o pop. quell’altre), quegl’indici [kUel’l’ &ndi©i] o quegli indici [id. o kU%l’l’i &ndi©i] — come pron., declin. regol. (cioè pl. m. quelli) — così, quel giovane e quei giovani (agg. + s. m.) distinti da quello giovane e quelli giovani (pron. + agg.), e invece quella giovane e quelle giovani distinguibili (se agg. + s. f. o pron. + agg.) solo dal contesto e dall’intonazione — come pron. sing. m., tronc. costante nell’espressione in quel di… «nel territorio di…»: in quel di Sorrento; frequente in quel (o quello) che con valore neutro («ciò che»): quel (o quello) che cerchi «ciò che cerchi» (ma solo quello in frasi come non è quello che cerchi «la persona che cerchi»); e così: quel ch’è peggio, per quel che ne so, con quel che costa, più di quel che sono; raro in genere il tronc. in altri casi: un bicchiere di quel (o di quello) buono; più largo l’uso del tronc. in antico: In quel che s’appiattò miser li denti, E quel dilaceraro a brano a brano [ij kU%l ke SS appLatt0 mmi@er li d$nti, e kkU%l dila©er#ro a bbr#no a bbr#no] (Dante) — come pron. pl. m., usabile quei per quelli nell’espressione quei di… «gli abitanti di…»: quelli (lett. quei) di Bergamo — sempre come pron. pl. m., usabile quegli per quelli se seguìto da che (con eventuale interposiz. di stessi), e nell’uso ant. o poet. anche quei per quelli pure seguìto da che (esclusa in ogni caso la posiz. in fine di frase): quei Ch’ebbe compagni dell’età più bella [kU%i k $bbe komp#n’n’i dell et# ppLu bb$lla] (Leopardi); di quegli stessi ch’eran deputati a farle eseguire [di kU%l’l’i St%SSi k $ran deput#ti a ff#rle e@egU&re] (Manzoni) — cfr. animale

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo