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rubrica [rubr&ka; non r2-] (ant. robrica [robr&ka]) s. f. — regolare l’accentaz. piana, dal lat. (terra) rubrica [rubr&ka], «terra rossa» (per scrivere titoli); sempre così, con molti esempi, nel verso: E così, per non legger la rubrica, La poca diligenzia paga il frodo [e kkoS&, per non l$JJer la rubr&ka, la p0ka diliJ$nZLa p#ga il fr0do] (Luigi Pulci); Le maiuscole tutte e le rubriche [le maL2Skole t2tte e lle rubr&ke] (Marino); Cancellò le rubriche insanguinate [kan©ell0 lle rubr&ke inSajgUin#te] (Monti); e così, a maggior ragione, nella var. robrica (usata un tempo per la sola voce principale, avendo tutti ru- i der. rubricare, derubricare, rubricario, rubricazione, ecc.) — attestata fin dal ’600 una tendenza all’accentaz. sdrucciola, tuttora diffusa nel solo sign. di «quaderno, repertorio» (e fissata così, del resto, per tutti i sign., nello sp. rúbrica [+r2Brika]) — cfr. lubrico

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo