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sicché [Sikk%+] o sì che [id. o S& kke+] cong. — sempre in gf. unita quando apre una frase conclusiva col sign. di «e dunque»: alla fine s’annoiò, sicché venne via; e anche in posiz. isolata, detto in tono interrogativo, col sign. di «dunque; ebbene»: sicché? com’è andata?; sicché, avete deciso?; oppure in tono conclusivo, col sign. di «dunque; e così»: sicché, ho finito col far tutto da me — sempre in gf. divisa, col sign. di «tanto che; in modo che», quando l’accento di frase del prevalga sulla parola precedente (oltre che sul che): Ma non sì che paura non mi desse La vista che m’apparve d’un leone [ma nnon S& kke ppa2ra nom mi d%SSe la v&Sta ke mm app#rve d un le1ne] (Dante); bisogna far sì che l’affare sia portato a buon fine — sempre in gf. divisa, a maggior ragione, quando il , preceduto da e, ha forza di vera e propria affermaz.: proprio non si trova! e sì che s’è cercato dappertutto!; s’è lasciato imbrogliare: e sì che l’avevano messo in guardia... — elis. (lett.) della sola forma divisa: Sì ch’ora è stanco [Si kk 1ra H St#jko] (Pascoli)

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo