Guarda all’interno del DOP: l’alfabeto fonetico e altro
Il rapido diffondersi della radio e poi della televisione ha prodotto effetti grandiosi, e in parte imprevisti, su tutta la vita moderna.
Ma forse il campo dove più si manifesta quest’azione è quello della lingua. Prima che i moderni mezzi di comunicazione sociale venissero a dare un nuovo volto alla nostra società, ogni parlante si rivolgeva a una cerchia ristretta; oggi l’uditorio ideale s’estende, si può dire, a tutta la nazione.
Tra il secolo XV e il XVI l’introduzione della stampa contribuì, nel giro di due o tre generazioni, ad allargare oltre misura le cerchie dei lettori, e portò a una relativa unità della lingua scritta, offrendo più in particolare una serie di modelli a cui gli stampatori e gli uomini di lettere poterono conformare i loro usi ortografici individuali, fino a quel tempo assai divergenti gli uni dagli altri. Allo stesso modo, nel nostro secolo, la radio e la televisione hanno dato e stanno tuttora dando un’enorme spinta verso una più estesa conoscenza e padronanza della lingua parlata e anche, in ispecie, verso il consolidamento d’un tipo di pronunzia italiana superiore alle varietà dialettali e agli usi individuali. La lingua nazionale non può essere più un patrimonio di minoranze, un monopolio di certe province o di certe classi; e che una sua sempre più stretta unificazione si stia preparando come il naturale sviluppo della sua storia più recente, si vede da molteplici segni.
La Radio ha avvertito fin dalle sue origini, prima ancora che il dovere, la necessità d’affrontare il problema. Si trattava, a tacer d’altro, d’un compito tecnico che non le era lecito eludere, perché, se a un ospite che venga occasionalmente intervistato non si può chiedere d’abbandonare le proprie consuetudini, è invece indispensabile che sia instaurata una certa uniformità fra coloro che hanno l’incombenza professionale di far sentire, col mezzo della loro voce, quella che per il pubblico è la voce della Radio.
L’Ente a cui è stata affidata la cura delle trasmissioni radiofoniche e poi di quelle televisive, ha sempre tenuto presente questa esigenza, pur rendendosi conto di come siano complesse le ragioni che la giustificano e di quanto sia necessaria un’attenta gradualità nel suo soddisfacimento. Nei concorsi per l’assunzione d’annunciatori è stato prescritto che la loro pronunzia debba essere «scevra da inflessioni dialettali». Nei corsi di formazione professionale è stata data una parte preminente all’insegnamento teorico e pratico della pronunzia e della dizione, così per la lingua italiana come per le maggiori lingue straniere. Presso la sede di Firenze, dove questi corsi si sono svolti dal 1952 in poi, sono state poste le basi d’un centro d’addestramento, già dotato non solo di modernissime attrezzature audiovisive ma anche d’una biblioteca specializzata, che negli ultimi anni s’è venuta a mano a mano arricchendo — tra le altre pubblicazioni di varia cultura linguistica — di numerose opere di consultazione atte a chiarire i dubbi di pronunzia presentati da vocaboli comuni e da nomi propri, italiani e stranieri.
Nell’intento più specifico d’avviare a una ragionevole soluzione i principali problemi normativi della fonetica italiana, l’EIAR pubblicò fin dal 1939 un «Prontuario di pronunzia e di ortografia» a cura di Giulio Bertoni e di Francesco A. Ugolini. Quest’opera, che fu più volte ristampata, presentava proposte di soluzione pratica a cui il pubblico italiano mostrò d’interessarsi vivamente, tanto più che quei problemi erano stati per il passato elusi, in complesso, dalla scuola, e questa non era preparata a rispondervi in modo adeguato ora che gli stessi problemi venivano imperiosamente riproposti dall’avvento della radio.
Da quel tempo sono passati trent’anni, e le esigenze sono ancora aumentate, da un lato perché alla radio s’è affiancata la televisione, dall’altro perché le curiosità e gl’interessi del pubblico si son venuti allargando sempre di più a persone e cose, a culture e lingue di tutto il mondo.
La RAI perciò ha creduto opportuno chiedere a un gruppo di studiosi d’indiscussa competenza di redigere un repertorio molto più ricco, in cui fossero registrate non solo le parole italiane, dell’uso comune o di terminologie particolari, e i nomi propri italiani con speciale riguardo a quelli che potessero presentare qualche dubbio nella scrittura o nella pronunzia, ma anche una copiosa scelta di quei nomi di persona, cognomi, nomi di luoghi e di popoli del mondo intero che godono d’una certa notorietà e che quindi è necessario conoscere con esattezza anche nella loro forma grafica e fonica.
Fu così costituito fin dal 1959 un comitato scientifico, composto dai professori Gianfranco Contini, Giacomo Devoto, Piero Fiorelli, Gianfranco Folena, Bruno Migliorini, Giovanni Nencioni, Alfredo Schiaffini, Carlo Tagliavini. Questo comitato, sotto la presidenza di Bruno Migliorini, fissò i criteri a cui il dizionario doveva attenersi per la scelta delle voci, per l’ortografia, per i metodi di trascrizione, per la pronunzia. Una commissione esecutiva composta da Piero Fiorelli, Bruno Migliorini e Carlo Tagliavini, tenendosi da una parte in stretto contatto col comitato più ampio e valendosi dall’altra dell’aiuto di pochi collaboratori ben preparati, ha compilato, discusso, coordinato, riveduto uno schedario di circa centomila voci. L’elaborazione di tale schedario, fondato sulla consultazione sistematica di repertori svariati e su larghe letture di scritti letterari e non letterari, arricchito in quantità e in qualità mediante apposite inchieste presso benevoli informatori sparsi in Italia e fuori, passato infine al vaglio critico di minuziosi riscontri, consente oggi alla RAI di presentare al pubblico, dopo dieci anni e più di lavoro, questo «Dizionario d’ortografia e di pronunzia».
Il dizionario è destinato in primo luogo agli annunciatori, ai lettori, ai presentatori, agli attori, a tutti in generale i professionisti del microfono, che consultandolo troveranno in esso una guida attendibile per risolvere le loro incertezze di pronunzia: una guida che, com’è umano, non li potrà assistere in tutte le più imprevedibili occasioni di controversia e di dubbio — perché la scelta delle voci, per quanto larga, non è illimitata, e perché nuovi nomi di persone e di luoghi, d’usanze e d’istituzioni vengono continuamente alla ribalta dell’attualità — ma che certo darà una risposta a tutti i quesiti di pronunzia più frequenti, e in ogni caso una risposta meditata e sicura.
L’opera si rivolge peraltro, soprattutto per quel che riguarda l’ortografia, anche al più vasto pubblico. Innumerevoli sono le incertezze in cui s’imbattono talvolta non solo insegnanti e studenti, dattilografe e tipografi, ma tutti coloro che leggono e scrivono; e a tutti potrà tornare utile trovar concentrato in un volume maneggevole un numero assai vasto d’informazioni accuratamente vagliate.
I tre principali autori del volume spiegano nelle pagine introduttive i criteri a cui si sono attenuti, e danno opportune istruzioni circa il modo di consultarlo.
La RAI si lusinga che quest’opera, frutto d’approfondito studio linguistico e d’assiduo impegno civile, possa non solo giovare a rendere più esatta, più coerente, più elegante la pronunzia di quanti parlano in pubblico dai microfoni della radio e della televisione — così come a rendere più stabile e meglio aderente alle proprie ragioni storiche e sistematiche l’ortografia delle pubblicazioni a stampa —, ma possa anche e soprattutto, più in generale, portare un utile contributo di precisa informazione e di formazione critica alla cultura italiana.
Settembre 1969.
La RAI - Radiotelevisione Italiana